Il tamarindo, o dattero dell’India, è un albero tropicale proveniente dall’Africa Orientale ricco di vitamine e minerali.
Il tamarindo è una pianta sempreverde che può raggiungere fino a 30 metri di altezza. È utilizzato in cucina, in cosmetica, nelle cure erboristiche e per scopi ornamentali. È un albero a crescita lenta, la cui altezza viene data soprattutto dai rami, in quanto il fusto tende a svilupparsi poco. Le sue foglie raggiungono una lunghezza di 15 centimetri e sono formate da tante foglioline. I semi sono ricoperti da una polpa commestibile marrone scuro e hanno un sapore acidulo. Una delle caratteristiche del tamarindo è che le sue foglie, come accade per altre Leguminose, si chiudono durante la notte.
Gli utilizzi del tamarindo
Il tamarindo produce frutti commestibili. La polpa dei frutti acerbi ha un sapore aspro e viene utilizzata soprattutto nei piatti di portata. Quando i frutti sono maturi possono invece essere utilizzati per dolci e bevande. Il tamarindo viene utilizzato anche e soprattutto in medicina. Il suo principio, infatti, è molto efficace contro Aspergillus niger e Candida albicans. Alcuni studi sperimentali dimostrano la sua efficacia contro Staphylococcus aureus, Bacillus subtilis, Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa.
La polpa, le foglie e la corteccia vengono utilizzate soprattutto in erboristeria, come ingredienti di tisane e decotti. La medicina Ayurvedica indiana utilizza il tamarindo per la cura delle gastriti e, in genere, dei problemi digestivi. Note le proprietà purgative, rinfrescanti e di protezione contro l’itterizia e la dissenteria. La polpa, le foglie e la corteccia vengono anche utilizzate per le loro proprietà terapeutiche contro le febbri malariche.
Il legno del tamarindo, per la sua densità, è un ottimo materiale per la costruzione di mobili e soffitti. In India e in Africa le foglie del tamarindo vengono usate per nutrire i bachi da seta.